9 dicembre, Giornata Internazionale per la Commemorazione e la Dignità delle vittime di Genocidio e della prevenzione di questo crimine –
On Dicembre 9, 2017 | 0 Comments

09/12/2017. “Il Genocidio rappresenta la cosa peggiore dell’umanità. Ricordare gli eventi del passato e rendere omaggio a coloro che sono morti dovrebbe rafforzare la nostra determinazione a impedire che tali eventi si ripetano” queste sono le parole di Adama Dieng Consigliere speciale delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio.

Nel 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 9 dicembre come Giornata Internazionale per la Commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine, facendo cadere la ricorrenza nell’anniversario dell’adozione della Convenzione sulla Prevenzione e Condanna del Crimine di Genocidio in vigore dal 1948.

Lo scopo della giornata è quello di aumentare la consapevolezza sulla Convenzione sul genocidio e sul suo compito di combattere e prevenire il crimine di genocidio, come definito nella Convenzione, e di commemorare e onorare le sue vittime. Con l’adozione della risoluzione, senza votazione, l’Assemblea dei 193 membri, ha ribadito la responsabilità di ogni singolo Stato di proteggere la sua popolazione dal genocidio che implica la prevenzione del reato e l’istigazione ad esso.

Tra i tanti genocidi che si sono compiuti solo nel Novecento ricordiamo quello più veloce della storia, avvenuto in Rwanda nell’aprile del 1994, raccontato con intensità e passione da Françoise Kankindi e Daniele Scaglione in RWANDA. LA CATTIVA MEMORIA e il genocidio di Srebrenica, a due passi da casa nostra, testimoniato magistralmente da Luca Leone in SREBRENICA. I GIORNI DELLA VERGOGNA da cui abbiamo ripreso un piccolo estratto.

“Nelle 30 ore successive al momento in cui le telecamere di Mladić si spengono vengono deportati circa 23.000 donne e bambini: il via vai di autobus e camion è impressionante. Gli olandesi, rimasti a piedi, accettano tutte le richieste dei serbi e arrivano persino a pagare per avere del carburante, lo stesso che, probabilmente, i serbo-bosniaci hanno rubato negli ultimi mesi dai convogli dell’Onu con i rifornimenti che non sono mai arrivati a Srebrenica, a causa del blocco ordinato dallo stato maggiore di Pale. Durante quelle ore, gli olandesi possono notare che a bordo degli autobus non vi sono uomini, solo donne e bambini piccoli. Lo annotano nelle loro teste, ma nessuno fa nulla. Gli aguzzini possono agire indisturbati. Così, già nei dintorni di Potočari può compiersi una parte del genocidio degli abitanti di Srebrenica. Nello stesso momento, mentre centinaia di uomini, bambini e anziani vengono assassinati dai serbo-bosniaci sul posto; mentre in migliaia sono deportati altrove per essere uccisi; e mentre donne e bimbi piccoli vanno incontro a un destino ignoto, nei boschi e tra le montagne si compie un’altra parte importante del lavoro sporco: l’artiglieria e i cecchini serbi, entrati in azione già alle prime luci dell’alba contro i circa 15.000 che avevano lasciato Srebrenica, cercando di raggiungere a piedi un territorio meno ostile, martellano senza sosta i fuggiaschi affamati e stanchi.”

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