Il trauma dell’abbandono e la ricerca del Bene, “Rincorrere la vita”

20/02/2024. “Mia madre non ha mai capito il danno che può fare l’abbandono, perché di abbandono si era trattato, accentuato dalla distanza di centinaia di chilometri tra Loreto e Trieste – racconta Gioia Viola nel libro dal titolo Rincorrere la vita. Senza stancarsi di crescere a ogni età. Con papà morto e mamma lontana, la nostra orfanezza era completa.
Non avevo ancora compiuto quattro anni quando fui lasciata in quel collegio e conobbi la sofferenza profonda della mancanza della famiglia. Mamma mi aveva parlato del collegio come di un piccolo paradiso e mi aveva fatto la promessa che sarei potuta tornare a casa in qualsiasi momento, se solo lo avessi voluto: “Ci sono tutti i giochi che vuoi, una piscina per imparare a nuotare, tanti bambini con cui giocare e perfino lo spazio per l’equitazione”, anche se poi i cavalli non li avrei mai visti. Dalle sue descrizioni sembrava che mi stesse aspettando il paese dei balocchi. Alla fine, mi aveva corrotto portandomi dal parrucchiere per farmi fare la permanente. Aveva centrato la mia debolezza: invidiavo infatti tutte le bambine che avevano i capelli ricci. Tutta la bellezza e ricchezza di quel collegio, enfatizzata da mamma, era gratis, il che significava che ci veniva regalata”.

Con questo ricordo di abbandono, vissuto nella prima infanzia e che ha lasciato una cicatrice profonda, inizia il libro di Gioia Viola Rincorrere la vita. Senza stancarsi di crescere a ogni età, occasione per ripercorrere le diverse stagioni di una lunga vita, rielaborare gioie e dolori sperimentati nelle varie fasi per ricomprenderne il senso profondo.

L’autrice cerca così di impostare la propria vita alla ricerca del Bene, non nascondendo le varie occasioni di incontri con il Male vissute e come, di volta in volta, abbia cercato di ricominciare, senza abbattersi mai.

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