Il tuo carrello è attualmente vuoto!
Langer Alexander
Alexander Langer, nato in Sudtirolo a Sterzing/Vipiteno il 22 febbraio 1946, decise di interrompere la propria vita il 3 luglio 1995, all’età di 49 anni.
Giornalista, traduttore, insegnante, collaborò fin da giovanissimo a riviste, associazioni, iniziative civiche. Dal 1978 venne eletto per tre legislature nel Consiglio provinciale di Bolzano nella lista Neue Linke/Nuova sinistra prima e in quella Verde Alternativa dal 1988.
Negli Anni ‘80 fu tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e in Europa, come forza innovativa e trasversale. Partecipò a un intenso dialogo di ricerca con la cultura della sinistra, dell’area radicale, dell’impegno cristiano e religioso, delle nuove spiritualità, di aree non conformiste e originali che emergevano anche tra conservatori e a destra, o da movimenti non compresi nell’arco canonico della politica.
Al censimento del 1981 e poi a quello del 1991 Langer, che si era sempre dichiarato di madre lingua tedesca, rifiutò di aderire al censimento nominativo che rafforzava la politica di divisione etnica. Con questo pretesto, nel maggio 1995 venne escluso dalla candidatura a Sindaco di Bolzano.
Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1989, diventò primo presidente del neocostituito Gruppo Verde. S’impegnò soprattutto per una politica estera di pace, per relazioni più giuste Nord-Sud ed Est/Ovest, per la conversione ecologica della società, dell’economia e degli stili di vita. Fece viaggi e missioni ufficiali in Israele, Brasile, Russia e Argentina, Albania ed Egitto.
Dopo la caduta del muro di Berlino aumentò via via il suo impegno per contrastare i contrapposti nazionalismi, sostenendo le forze di conciliazione interetnica nei territori dell’ex-Jugoslavia. Con il Verona Forum offrì un tavolo di dialogo a centinaia di militanti della convivenza che si riuniscono a Verona, Strasburgo, Vienna, Bruxelles, Parigi, Tuzla, Skopje e Zagabria. Il 26 giugno 1995 si recò a Cannes, con altri parlamentari, per portare ai capi di Stato e di governo un drammatico appello: “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo”.