“L’orto di Natalino”, un estratto da “La felicità, probabilmente”

12/03/2025. “C’era un luogo, però, in cui il vecchio si muoveva con energica grazia. Il regno di Natalino: il suo orto. In quell’angolo di mondo il vecchio brontolone sembrava quasi felice. Sorrideva, perfino, quando si ritrovava sporco di terra, con il volto sudato e le mani graffiate. Lui non indossava i guanti, lui voleva prendere, toccare, sfiorare con le dita callose. Lo notavi subito quel lussureggiante giardino, che appariva come un’oasi verde, in mezzo al grigio dell’asfalto, i parcheggi, i capannoni abbandonati. Era uno dei pochi orti sociali sopravvissuti all’incuria e all’abbandono. In quel quadrato di terra c’erano lattughe e zucchine, carote e pomodori, in ordinatissime file, ma anche aiuole fiorite e cespugli disposti lungo la recinzione. C’era perfino un giovane albero, messo a dimora in un angolo, per non togliere il sole agli ortaggi. Era un melo di sette anni. Natalino era ghiotto di mele, ne mangiava due o tre al giorno. Varietà “Carla”: buccia liscia, colore giallo-verde, con un lieve rossore screziato, polpa croccante e dolcissima. Una varietà antica, un tempo coltivata in Trentino, poi radicata in terra ligure e piemontese”.

Una bambina, un vecchio e un cane in fuga dalla “civiltà”, questi sono i protagonisti del romanzo di Fabrizio Tassi dal titolo La felicità, probabilmente da cui abbiamo tratto il brano sopra riportato. Anna è una strana bambina che parla come un libro stampato e sogna di riabbracciare la madre, fuggita chissà dove. Natalino è un anziano burbero e solitario, che ama gli alberi più degli esseri umani. Mattiapascal è un cagnone depresso, che passa le sue giornate su uno zerbino. I tre partono per un viaggio a piedi, da un palazzone della periferia lombarda verso le Dolomiti. Lungo la via incontrano un’umanità gentile e strampalata, e scoprono il linguaggio segreto della Natura.

Una storia fatta di semplicità e sentimenti, umorismo e spiritualità.

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