L’Egitto tra Covid-19, diritti e libertà negate, l’analisi di Azzurra Meringolo Scarfoglio
On Aprile 2, 2020 | 0 Comments

03/04/2020.Abbiamo chiesto alla giornalista Azzurra Meringolo Scarfoglio, autrice per la nostra casa editrice di Fuga dall’Egitto, accurata indagine e minuzioso reportage sulla diaspora egiziana, composta da uomini e donne che, ognuno nel proprio ambito, cercano di far sentire la loro voce per un Egitto più democratico, di farci avere una riflessione sul Covid-19 e l’Egitto, l’impatto che sta avendo sulla società, con uno sguardo particolare ai diritti e alle libertà.

“Il Coronavirus sfonda le porte dell’Africa proprio dall’Egitto, dove tutto è iniziato, in questo continente, con la morte di un turista tedesco – esordisce Azzurra Meringolo Scarfoglio. Il governo sin da subito dice che è tutto sotto controllo… ma intanto costringe nei fatti alla fuga Ruth Michaelson, una giornalista del Guardian che cita uno studio con dati molto più alti di quelli ufficiali. Poi invia un gruppo di infermieri sulla costa Mediterranea, a Marsa Matrouh. I sanitari avranno un lauto stipendio, ma non viene detto loro che andranno a lavorare in una struttura di quarantena per egiziani rimpatriati dalla Cina. Intanto muoiono due pezzi grossi dell’esercito. Insomma, non si può più nascondere la testa sotto la sabbia e si adottano le prime misure: vengono sanificati alcuni ospedali, isolati villaggi e si impone un coprifuoco notturno.

Come in altri Paesi, cresce il malessere nelle carceri, già luoghi terribili in assenza di pandemia. I familiari dei detenuti che manifestano davanti alle prigioni chiedendo migliori condizioni vengono represse. La prova è quanto successo ai familiari di Alaa Abdel Fattah, uno dei più famosi attivisti egiziani. La madre, la sorella e la zia – penna anche di testate inglesi – vengono trattenute per 48 ore.

Si allarmano da Bologna i compagni di studio di Patrick Zaky, lo studente egiziano arrestato a febbraio appena atterrato al Cairo – fa presente Azzurra Meringolo Scarfoglio. Patrick ha l’asma ed è quindi maggiormente esposto al rischio, ma per lui ancora niente da fare. Resta in custodia cautelare, misura che in Egitto può essere rinnovata anche fino a due anni. I capi d’accusa a carico del giovane ricercatore sono cinque e vanno dalla propaganda eversiva al presunto tentativo di rovesciare il regime. Ma il suo arresto è basato su verbali che, secondo la difesa, sarebbero falsi. L’ennesima udienza per l’eventuale rinnovo della detenzione di Zaky era prevista per il 31 marzo, poi è stata posticipata di due settimane, ufficialmente a causa del virus. Si allunga quindi ulteriormente il calvario giudiziario di questo giovane appassionato di studi di genere e diritti umani. Anche lui aveva scelto l’Europa per poter approfondire con lo studio queste questioni, linee rosse o tabù ancora difficili da trattare in Egitto.”

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